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L’opera è liberamente ispirata alle “Metamorfosi” di Lucio Apuleio (II sec. D.C.), l’unica opera in lingua latina interamente pervenutaci. Il protagonista del racconto è un giovane di nome Lucio (omonimo dell’autore) Il giovane mentre è ospite di due amici riesce ad acquisire i favori della serva di casa e la convince a farlo assistere di nascosto ad una magia con la quale la padrona, utilizzando un unguento, si trasforma in un gufo. Desiderando di sperimentare su di sè la metamorfosi chiede alla serva di versargli il prodigioso unguento magico. Ma la donna sbaglia contenitore e il povero Lucio si trasforma in un asino, pur mantenendo facoltà di pensiero umano.

La stessa donna confida al giovane che per riacquistare sembianze umane dovrà mangiare delle rose. Cosa che avverrà alla fine del racconto - solo dopo numerose e disdicevoli peripezie – quando il poveretto riuscirà, lungo una spiaggia in una notte di luna piena, finalmente a mangiare i fiori che lo ritrasformeranno in uomo.

Il racconto ammonisce tutti gli sprovveduti a non avventurarsi lungo i sentieri impervi e perigliosi delle discipline esoteriche (come la magia) senza quegli strumenti che solo la conoscenza e l’esperienza delle cose, nella loro vera essenza, danno all’agire umano. Nell’opera pittorica Lucio è rappresentato con un rhyton attico del V sec. A.C. a forma asinina. Lo sfondo del quadro è ispirato ad un paesaggio dell’Alto Tirreno al confine calabro-lucano.